“La mente dell’uomo è il suo inferno” di Ciro Caiazzo.

L’autore è un laico, agnostico, anticlericale, razionalista, una persona che, giunta alla soglia della vecchiaia, sente il bisogno di liberarsi di tutte le ipocrisie che questa malsana società ci ha imposto fin dalla nascita e che condizionano pesantemente la nostra vita.
Il saggio è un richiamo forte all’uso della Ragione e un invito a rigettare false ideologie e a liberarsi di ogni religione.
L’autore nel prologo ci tiene a precisare che questo libro non è per tutti: è per gli “spiriti liberi” cioè per coloro che non temono di mettere in discussione le proprie idee, che hanno il dono dell’indipendenza intellettuale, che hanno il coraggio di contestare la religione con la ragione, che accettano le critiche sull’Impero cristiano del Vaticano, che ripudiano il detto “bisogna credere per fede e non per ragione” e che sentono il bisogno di vendicarsi per gli insulti che l’attuale società giornalmente gli propina.
Con questo libro l’autore rivolge al lettore l’invito a non esitare a porsi domande sull’esistenza di Dio, dell’anima, etc. e a scegliere il dubbio indotto dalla ragione, non l’ostinazione inculcata dalla religione, a privilegiare quindi la ragione e non l’emotività e a rifiutare le ipocrisie che imperano sovrane nell’attuale società. In esso vengono trattati argomenti sia di natura speculativa, quali l’inutilità della vita, l’inesistenza di Dio e dell’anima, che di attualità quali le menzogne della religione, i crimini del’Impero cristiano del Vaticano, la pratica dell’eutanasia e dell’aborto, etc. E’ un testo irriverente, cinico, anticonformista, volutamente provocatorio e offensivo, comunque coraggioso che non teme le critiche di soliti ipocriti moralisti, “benpensanti” oggetto di feroce odio. Esprime una forte critica nei confronti della religione e dell’istituzione che di essa ha fatto mercimonio, nei confronti della quale manifesta un vero proprio rigetto. Il testo è un’amara e disperata riflessione che cerca qualcosa che sa non esistere: è soprattutto un discorso sulla moderna concezione della filosofia che un uomo agnostico, razionalista del terzo millennio ha circa l’esistenza di Dio, dell’anima, dell’immortalità; sottolinea che la disperazione dell’uomo aumenta man mano che la ragione gli sottrae quelle certezze che da sempre costituiscono punti di riferimento, rifugi spirituali.
L’autore non vuole scendere a patti con la società mettendo in discussione le sue posizioni ideologiche, sia in termini di idee sulla vita che sulla fede e sulla religione.
Egli non vuole piacere a nessuno e non cerca consensi, ma al contrario sente irresistibile il bisogno di vendicarsi per tutte le offese e i soprusi intellettuali che continuamente è costretto a subire: l’intelligenza offesa dalla religione, la ragione offesa dall’ipocrisia e dall’ingiustizia, il senso civico offeso dai comportamenti incivili e così via.
Cosicché le invettive contenute nel testo sono un modo per ferire a sua volta gli offensori e per liberarsi dal senso di frustrazione che lo opprime. Il testo è composto da sette parti: ognuna di esse è servita all’autore come base per sviluppare concetti e critiche.
La prima esprime la disperazione del’uomo che sa di essere solo in questo mondo ostile senza Dio e senza speranze, ossessionato dal pensiero della morte.
La seconda esplora il rapporto tra Dio e l’uomo. Evidenzia la delusione che l’uomo ha per non potersi mettere in contatto con Lui e l’incredulità nell’esistenza di un mondo ultraterreno.
La terza è una forte critica alle religioni, che centinaia di anni opprimono l’umanità con false dottrine e con il terrore della punizione divina.
La quarta stigmatizza l’eterno conflitto instauratosi tra ragione e fede e tra scienza e religione e l’oscurantismo di quest’ultima.
La quinta è una vibrata denuncia contro i crimini nei secoli commessi dal Vaticano cioè da quella istituzione terrena che da duemila anni mercifica la religione per il potere.
La sesta è un’impietosa critica sull’ineffabile Vaticano e sui crimini commessi nel secoli dai suoi massimi esponenti.
La settima dimostra come la razza umana, non riuscendo a fare della ragione la sua guida, stia favorendo prima il suo decadimento e poi la sua estinzione, esponendo alcune riflessioni alquanto pessimistiche sulla natura umana, ma aprendo contemporaneamente uno spiraglio di speranza sul futuro dell’umanità.
Il titolo è emblematico. Per un uomo che non crede in una vita futura, in una punizione divina per i suoi peccati, e quindi nella concezione classica dell’Inferno, la punizione può derivare solo dal tormento inflittogli dal rimorso per il male arrecato ai suoi simili.
Quindi l’inferno è la sua mente.
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Biografia
Ciro Caiazzo (Napoli 1938) diplomato presso il Liceo classico G. B. Vico di Napoli sotto la guida dell’umanista Giuseppe D’Ascia; laureato in ingegneria elettronica presso l’Università Federico II di Napoli. Ha lavorato per i primi trent’anni presso diverse aziende aeronautiche e gli ultimi dodici presso un’azienda di progettazione e di costruzione di impianti tecnologici, prima quale dirigente e poi come amministratore delegato. Attualmente in pensione, vive a Napoli con la moglie e si dedica, oltre alla scrittura, anche allo sport. Questo è il suo terzo lavoro: il suo primo libro “Pensieri sul viale del tramonto” (Europa Edizioni) ha ricevuto nel 2018 il premio letterario Milano International e il premio letterario mondiale “Golden Aster Book”. Il secondo libro “Odio tutti fuorché Gesù Cristo” ha ricevuto il premio letterario “Voci – Città di Roma” e il premio letterario nazionale “Città di Mesagne”.








