"Le istantanee di un Atmonauta" di Domenico Guida

“Dall’asfalto le poesie salgono in aria” afferma Guida consegnando ai versi che arrivano dall’anima un potere veicolante che ci trasporta tra passioni e dolori e attirano la nostra attenzione in un turbinio di emozioni e sentimenti cui restituisce il brivido del sentire e ricordare ciò che è dentro noi nascosto.
“Lasciarsi andare senza sfuggire alcun momento” e tutto si traduce in “Atmosfere mediterranee”: colori forti che si alternano a tenui sfumature; immagini evanescenti ma che si stagliano indelebili nella memoria e nell’anima di chi legge; senso del tempo che fugge via; istantanee di sentimenti messi a nudo, passioni intense e sensazioni sospese e inafferrabili sono il fil rouge di tutta la raccolta. Versi che riescono a “disegnare l’immobile” e che ti lasciano con “ancora mille viaggi da fare”.
Isidora Fortunati e Andrea Forzoni
L'agile libro-oggetto di Domenico Guida - amabilmente presentato da una Nota ai titoli dei capitoli e da una Prefazione e un'Introduzione che ne spiegano subito il territorio, aperto ad un'appassionata multimedialità corredata da QRcode - non comporterebbe ulteriori approcci, se non di simpatia immediata del lettore, invitato ad affacciarsi a questi versi vulcanici agìti da una gioia essenziale. Dicevo libro-oggetto in quanto non solo supporto di una entusiasta meccanica del sentimento, ma anche di alcune elaborazioni fotografiche di scatti leggiadri che fanno meditare sull'amore del poeta (musico e graphic-novelist) ai colori diurni, all'aria al sole al mare, all'ala d'aereo allusiva all'aspirazione spirituale. Ad una ripetuta lettura della raccolta si materializzano due contrassegni coinvolgenti: una sonorità mattinale e giocosa del verso non esente da tocchi metafisici; un ritmo incalzante di canzone ininterrotta sostenuta - direi - da un orgoglio battente e fragile, disposto a mettersi costantemente in gioco nella promessa amorosa. Se si volesse - un po' artificiosamente - richiamare presunti compagni di viaggio, anzi tutori paterni del Guida, citerei al volo Prévert, Peynet (in flash), Saint-Éxupery, e magari (smussati) Boris Vian e Arthur Cravan. Ciò per la vivacità comunicativa di un verso che coniuga freschezza e amore al vivere, sventando le scontatissime minacce esistenziali care alla maggioranza autoriale. Ma non per scansare una filosofia lirica e propositiva, con chiaroscuri che qua e là evocano un vivido respiro: "Sì! Far finta che non ci sia vertigine / Per non aver paura dell'abisso / Di quel che ancora non si è vissuto / Per il desiderio che accada ciò che si è già voluto / Per filtrare, migliorarsi, lasciarsi fare, / Lasciarsi amare e prodursi nuovamente [... Siamo complici di una vendetta sottile / Una lama d'amore / Una forma d'arte forgiata d'altrui errore ...]" Cito un paradosso gentile del poeta, che a un certo punto frena le espansioni dell'amata: "Perché sono io che voglio godere ora / Del semplice ammirarti: / Del come cammini, come guardi, come stai nel tuo mondo, / Cosa pensi, cosa canti, cosa ascolti, come lo dici, / Come ti esponi alla vita" [...] Darei dunque all'istanza di solare e cosciente sentimentalità di questa poesia il tono della madreperla, che coordina le sottili sfumature cromatiche secondo uno dei minimi possibili misteri estetici del cosmo.
Agostino Raff
Biografia










