"Quel che resta di Lui" di Fabrizio Marras

“Scrivo queste pagine alla fioca luce del sole morente nel lungo giorno della mia vita perché a chiedermelo furono proprio loro: Yeshua e Maryam. Dovrò dire in queste pagine chi fu attorno a lui gli anni prima del processo a Yerushalàym, del perché gli fu accanto e di cosa accadde in quel tempo ormai lontano nella memoria, da chi è stato costretto alla fuga e di ciò che su di lui è stato mistificato per renderlo pari a YHW. Devo farlo perché non uno degli scritti di coloro che si appellano discepoli di Yeshua, corrisponde a ciò che è stato.”
(Metzudah, 1926, frammento VI, 2b; poi: Codex LZ, I-7, in A.S.V.)
Il Maestro faticava a riordinare i ricordi: voleva rendere tangibile prova scritta di ciò che accadde all’epoca in cui Yeshua calcava le polveri della nostra amata Canaan. Miracoli e prodigi da lui compiuti hanno riempito le pagine degli scritti di Markos, Matithyah, Kepha. Ma non uno solo di essi è stato compiuto nella realtà degli eventi. Tra poco il mio vecchio e stanco corpo seguirà quello di Myriam la Grande Madre. Ma farò sereno quest’ultimo viaggio perché lo compiremo con lui al nostro fianco…
Partendo dal presupposto che misurarsi con la figura di Gesù non è una scelta semplice per nessun autore, si ravvisa nel romanzo di Marras una delicata risolutezza e una voglia, niente affatto irrispettosa, di analizzare la storia più raccontata al mondo non solo da un diverso punto di vista, ma da una differente prospettiva storica, sollevando un quesito quanto mai affascinante: per essere credibile il messaggio del Cristo, è necessario che egli sia un Dio? L’esempio, la predicazione, la sorte toccata a Yeshua ne fanno un uomo saggio, un Maestro e la sua normalità, sostiene l’autore, non avrebbe inficiato l’efficacia della sua predicazione. Da un Cristo uomo sarebbe nata una religione laica, forse più conforme alle necessità umane e meno vicina a un revisionato Pantheon latino. Marras confuta con grazia e fermezza miracoli, predicazioni pubbliche e luoghi evangelici, riportandoci un Gesù simile a quello che emerge dai frammenti dal tanto osteggiato e controverso Vangelo di Giuda. Un romanzo coraggioso, che non oltraggia le credenze di chi ha fede. Ben scritto e indiscutibilmente interessante, si rivolge ad un pubblico attento, esigente e soprattutto curioso.
Biografia.
Fabrizio Marras (Iglesias 1977) vive e lavora a Roma dal 1999. Ha iniziato a scrivere a 17 anni. Dopo aver approfondito i suoi studi in archeologia biblica e medievale con studi sulle tecniche e metodologie per il restauro e la conservazione dei beni archivistici librari, decide di dedicarsi alla scrittura di romanzi. Quel che resta di lui è il primo di una trilogia di controversi romanzi storici sulla vita di Gesù. Scavando tra le righe dei documenti pervenutici dai primi secoli di storia cristiana, Marras fa emergere una storia nuova e completamente sconosciuta alle masse, rivelando come e perché un uomo semplice come Gesù è stato trasformato in un Dio.
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