"Ci libereremo dalle religioni?", di Ettore Falconieri
Saggio
Il primo pensiero religioso dell’uomo primitivo è un atto razionale: poiché non capisco tante cose, i fenomeni naturali, i misteri della vita e della morte e tanto altro, deve esserci qualcuno più bravo di me che li conosce, li capisce li ha creati. E vengono di conseguenza immaginati entità o esseri superiori, che assumono varie forme, materiali o spirituali, come la montagna incantata, come l’animale con certe doti, sino ad arrivare, via, via a un dio immateriale e supremo.
Ma per conoscere meglio la divinità, per sapere cosa vuole vi è bisogno di mediatori tra essa e l’uomo: nascono stregoni, sciamani e sacerdoti. E, con lo sviluppo di società umane più organizzate e complesse, il fattore religioso diventa un tessuto connettivo indispensabile all’organizzazione ed al funzionamento delle comunità, perché tutto permea in un contesto di dettami che si occupano di ogni cosa, dai valori assoluti della divinità a quelli spirituali dell’uomo, dalle regole di vita pratica a quelle igieniche e alimentari.
Il tutto rivestito di riti e liturgie.
Poi, la filosofia partorisce gradualmente le scienze che producono certezze rifiutate dalle religioni perché smentiscono il loro impianto escatologico e dottrinario.
Anche perché con il passare del tempo, con il sedimentarsi sulle generazioni, con il permearsi nelle culture, nelle legislazioni, cn il condizionamento che ogni individuo subisce, valori e libri religiosi, strutture terrene e uomini di chiesa, gerarchie sacerdotali, dottrine e riti assurgono alla dimensione del sacro che viene considerata intoccabile perché attinente alla divinità che non può essere messa in discussione o cambiata pena l'ira del dio, la condanna dei sacerdoti e l'ostracismo del gruppo.
Si crea, di conseguenza, un contrasto tra i valori e le leggi della società civile progredita e quelli della religione e tra il rispetto formale dei dettami religiosi e i comportamenti di fatto. La religione diventa così un ostacolo al progresso della società.
Progresso in che senso ? Nel senso dei valori che hanno portato alle società democratiche, società che, a storia d’uomo conosciuta, hanno dato alle comunità umane, tra l’altro, meno infelicità e più giustizia.
Valori derivati dalle predicazioni di Gesù sintetizzabili in: rispetto, tolleranza e compassione. Valori che hanno sopravvissuto, per secoli e secoli, ai travagli e alle brutture della storia per trovare poi compimento nelle democrazie.
Valori che poco hanno a che fare con l’impianto dottrinario, rituale e liturgico creato, molti secoli dopo Cristo, dalla chiesa di Roma che si è opposta a lungo alle democrazie che le toglievano potere e che non è una organizzazione democratica.
In una società democratica non c’è bisogno di religione e la spiritualità dell’uomo può esprimersi nel volere società migliori, meno infelicità, più giustizia, più compassione ed aiuto a chi ha bisogno.
Mentre votazioni e assemblee potrebbero essere i nuovi riti, le nuove liturgie e le costituzioni le nuove dottrine.
E cesserebbe il condizionamento religioso cui ogni individuo è soggetto sin dalla nascita.
Utopia ?
« Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perchè non contempla il solo paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un paese migliore e l’umanità di nuovo fa vela » (Oscar Wilde)
Ettore Falconieri
Potete acquistare il saggio "Ci libereremo dalle religioni?" di Ettore Falconieri su:
- Amazon
- IBS
- Giunti








